Scarsità & Abbondanza

acqua

Una lezione del Prof. Enzo Spaltro del 5 maggio 2000, straordinariamente attuale

ABBONDANZA E PLURALITA’
Gruppo e rete a confronto nell’emergere della soggettività e dello sviluppo della psicologia-psichica del lavoro futura.
di Enzo Spaltro
Università di Bologna
Corso di psicologia del lavoro
Lezione di venerdì 5 maggio 2000

  1. Possiamo iniziare un discorso sul futuro della psicologia-psichica del lavoro affermando che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Ovvero occorre che tutto cambi perchè nulla cambi. Ciononostante il mondo va avanti con modalità cicliche. E le nostre percezioni lo seguono con un certo distacco. Così il conflitto tra sé ed altri nella storia dell’umanità prende vesti continuamente nuove, pur rimanendo sostanzialmente lo stesso. In effetti siamo usciti dal secolo del collettivo e’ siamo entrati nel secolo del virtuale. Ci sembra di aver conquistato lo spazio e di potere conquistare il tempo. La pluralità caratterizza sempre di più la soggettività e per questo la psicologia, scienza della soggettività, stenta a comprendere e influenzare questa doppia natura collettiva dello psichico. Il soggetto collettivo rappresenta l’edizione aggiornata dell’idea di confitto tra sè ed altri che Freud aveva chiamato superego e che altri hanno spiegato con modelli dualistici spesso incapaci di rendere la vera natura del sociale. Caratteristico a questo riguardo è il caso del comportamento di rete, dell’apprendimento di rete, della mentalità “ricorsiva” di rete, in cui l’io permane soggetto e gli altri si disperdono tra livelli di coppia, gruppo, organizzazione, comunità e virtualità. Se ne è parlato molto negli ultimi tempi, ma non si è sottolineato sufficientemente il concetto per cui un modello di rete ha bisogno di una psiche abbondante. Quindi di una psicologia dell’abbondanza e del benessere, quella che ultimamente si comincia a definire come “psichica”. Il modello di rete è un modello abbondante. Ciò vuol dire che il comportamento di rete richiede una mentalità, una psiche, una modellistica, un dispositivo mentale specifico, benestante ed abbondante. Quindi una pluralità psichica di base.

  2. Questa pluralità psichica di base, altrimenti definibile come abbondanza è ciò che caratterizza la trasformazione delle società basate sulla povertà e sulla scarsità di risorse in società basate sulla loro ricchezza ed abbondanza. Una pluralità oggi vuol dire innanzi tutto che lo sviluppo del benessere degli uomini passa attraverso al doppio equilibrio dinamico tra abbondanza e scarsità. Il conflitto tra sé e gli altri diventa prima il conflitto tra individuo e gruppo e successivamente quello tra abbondanza e scarsità. L’abbondanza è simbolicamente plurale ed i legami simbolici esistenti tra gruppo, abbondanza e pluralità sono plurali, tanto che possiamo immaginare il rapporto tra pluralità ed abbondanza come un legame stretto tra fattori della cultura di benessere, che si dovrebbero considerare perciò come il punto di partenza di ogni mentalità di rete. D’altronde sembra essere intuitivo che il più è più abbondante del meno e che il meno è più scarso del più. Il gruppo è più abbondante dell’individuo e ‘individuo è più scarso del gruppo. Ciò sembra ovvio, ma ovvio non è tanto che porta ad impossibili decisioni, a contraddizioni difficili ed a conflitti quasi costanti tra benestanti e malestanti, tra ricchi e poveri, tra gruppo ed individuo, tra appartenenza e solitudine, tra laicità e sacralità e via dicendo.

  3. Tale conflitto richiede una mentalità dualistica e di specifica qualità. Il conflitto individuo/gruppo e scarsità/abbondanza. Ma questa constatazione porta con sé alcune importanti conseguenze. Possiamo così cominciare dall’ipotesi per cui un modello conflittuale e dualistico (della doppia verità, del doppio gioco, del doppio canale di comunicazione, ecc.), sia preferibile nelle analisi “abbondanti” della realtà sociale, mentre un modello più tradizionalmente unitario (dell’unica verità-gioco-canale) sia invece preferibile nelle analisi “scarse” della stessa realtà. L’abbondanza va quindi d’accordo con la pluralità-gruppo, mentre la scarsità va d’accordo con la singolarità-individuo. Abbondanza e scarsità sono peraltro da considerare opzioni soggettive, del tutto disconnesse dalle condizioni obbiettive esistenti. Ridurre perciò l’abbondanza, significa perciò “scarsificare”, ed oggi questo processo sta acquisendo importanza particolare specie se diventa il motivo dell’analisi della riduzione dell’abbondanza e diventa così un processo che possiamo appunto definire di “scarsificazione”. La psicologia è stata sinora scarsificante, la psichica sarà moltiplicante.

  4. Il contrario della scarsificazione, tipica della società povera, si chiama “moltiplicazione” e storicamente gli uomini si sono intensamente dedicati a meccanismi ed azioni “moltiplicatorie” (come per es.il denaro). Ma tale funzione moltiplicatoria è stata limitata a piccolissime frange della società che ha tenuto sempre fuori dai processi di moltiplicazione delle risorse la stragrande maggioranza della società. Una delle cose essenziali che ogni potere ha preteso controllare è stata quella di gestire in proprio i processi di moltiplicazione delle risorse. Il battere moneta e l’assegnare la terra, il terrore per ottenere obbedienza e il diritto di vita e di morte, la fissità sulla terra come servitù della gleba e l’al di là della morte come vita eterna sono tutte dimensioni moltiplicatorie che il potere non ha mai voluto cedere. Il conflitto tra scarsificazione-rarefazione e moltiplicazione-produzione è perciò sempre stato doppio, se si considera la funzione della scarsità nel mantenimento del potere. Il punto di vista dei “potenti” non ha mai conciso con quello dei “potuti”. La cultura risente di una tale origine conflittuale del benessere e della ricchezza. Così si cerca l’abbondanza ma la si rifiuta per paura del potere altrui. Così si combatte la scarsità, ma la si produce per attaccamento al nostro potere-privilegio basato sulla debolezza altrui. Perchè doppia è l’origine e doppia è in ogni singolo punto la percezione di chi vuole comprendere ed conseguentemente operare alla ricerca del benessere.

  5. Il potere nostro e la debolezza altrui porta alla distinzione tra bisogni e desideri. I bisogni sono più “pesanti” dei desideri i quali sono più “leggeri”. Perchè i bisogni sono più soggetti a frustrazione ed i desideri invece sono più facilmente soddisfacibili. La dualità motivazionale si colloca infatti qui tra l’abbondanza dei desideri e la scarsificazione degli stessi. Tutti noi abbiamo paura dei nostri desideri. Ed allora come possiamo incentivare la motivazione senza correre il rischio dello scoppio dei desideri? Possiamo chiedere ai soggetti di interessarsi alle cose e poi di controllare questi loro interessi entro “certi” limiti? Se per esempio chiediamo ai lavoratori di pensare come possiamo pretendere che loro non pensino quello che vogliono? Come possiamo incentivare la motivazione al lavoro scarsificandola e rendendola pregevole solo perchè scarsa? Come possiamo produrre lavoro e renderlo abbondante se il suo valore dipende dalla sua scarsità e dalla conseguente necessaria disoccupazione? Possiamo aumentare la motivazione senza deprezzarla perchè abbondante ed incentivata, senza distruggerla nel tentativo di renderla scarsa e quindi pregevole solo in quanto difficile e disincentivata?

  6. La condizione di rete, essendo moltiplicatoria, tende ad essere abbondante: ed allora come può aumentare il suo valore? Se il valore è determinato dalla scarsità, almeno nella società scarsa da cui proveniamo, come si può lanciare l’abbondanza mediante la scarsità? Questo paradosso tende a bloccare lo sviluppo psichico ed economico delle società in trasformazione ed a rigettarle nelle bracca delle classi potenti e scarsificanti i beni altrui per poter aumentare quelli propri. Eppure paradossalmente la rete propone un valore basato sull’abbondanza e non sulla scarsità. E così facendo stravolge sia la costante abitudine del potere vigente e scarsificante, sia dimostra l’utilità del pensiero duale che proclama la scarsità e pratica l’abbondanza come valori. E’ allora davvero necessaria la scarsificazione per la produzione della ricchezza? E’ evidente come la mentalità di rete dia delle risposte precise a queste domande e come il significato ricorsivo, antiautoritario e plurale della rete ne fa un concetto rivoluzionario, amatissimo e temutissimo dal potere che formalmente non può più vietarla, ma che di fatto la ostacola continuamente.

  7. La funzione della scarsità è stata fondamentale negli ultimi millenni. Gli scarsificatori tradizionali (politici, sacerdoti, scienziati, ecc.) ci hanno continuamente proposto nuove forme di scarsità. Siamo da millenni abituati all’idea di risorsa scarsa, tanto da affermare che il valore di una qualsiasi merce è inversamente proporzionale alla sua quantità. L’economia é stata per questo definita spesso come la scienza che studia i beni scarsi, ovvero la scienza del valore. Ed é anche stato detto che il valore di un oggetto dipende dalla relazione che questo oggetto ha con una persona. Il valore della persona viene spesso infatti attribuito alle cose. Possiamo chiamare questo fenomeno “effetto reliquia”, essendo la reliquia un oggetto che riceve valore sacro dalle relazioni con persone rilevanti cui vengono attribuiti gli oggetti. La reliquia infatti, avendo una relazione con un santo, esprime la santità ed ha un valore simbolico elevato: il valore di una relazione di una persona con un oggetto determina il valore di questo oggetto: questo é il parere dell’economista Slomo Maital, dell’Università di Tel Aviv. L’effetto reliquia vale per tutti i beni scarsi, perchè basato sulla scarsità del personaggio guida, dalla cui relazione col bene, dipende il valore del bene stesso, che è socialmente pregevole perchè poco disponibile. Vale anche per la rete l’effetto reliquia?

  8. Tre tabù hanno contraddistinto la mentalità feudale scarsa e malestante. Per millenni, quella che Slater ha definito l’era dell’autoritarismo, la cultura della scarsità ha protetto tre pilastri della società feudale, derivante direttamente da Dio e dal potere metafisico, opaco e non negoziabile. Tale tipo di potere deriverebbe dalla sacralizzazione di persone e condizioni connesse con la solitudine. Il sacro sarebbe la conseguenza della paura della solitudine e l’autoritarismo la conseguenza del sacro. Se non si trova appartenenza nel mondo sensibile ed empirico la si cerca al di fuori da cui il sacro definibile come appartenenza compensatoria. I tre pilastri dell’assolutismo sono poi stati individuati nei fattori seguenti: la proprietà ereditaria, la guerra e la religione. Questi tre pilastri, fattori di base o funzioni corrispondettero per millenni ai ruoli che nella famiglia feudale avevano i suoi componenti. Questa famiglia é stata così composta dal padre per il “fuori” e per l’obbiettività la materialità e il potere, la madre per il “dentro” e per la soggettività l’immaterialità e la manutezione. I figli maschi erano rigidamente programmati: il primo per la proprietà ereditaria, il secondo per la guerra e il terzo per la mediazione metafisica e religiosa. I figli dopo il quarto e le donne non avevano né spazio, né funzione, né ruolo. Così questo meccanismo basato sui tre pilastri dell’eredità, della guerra e della religione servì come modalità ottimale di sopravvivenza per gli uomini della società povera, autoritaria e metafisica, durata diversi sécoli in quasi tutte le parti del mondo ed ora in rapido dissolvimento. La scarsità è stata così controllata mediante norme rigide e cerimoniali immutabili. Ma questo controllo non riesce più a funzionare in clima di abbondanza. Perchè l’abbondanza ed il benessere stanno velocemente sconvolgendo questo tipo di organizzazione sociale.

  9. E’ evidente che se il valore deriva dalla scarsità, la produzione di valore quasi sempre coincide con la produzione di scarsità. La scarsità di relazioni determina così l’effetto reliquia. Ma comunque la ricchezza si riferisce a beni scarsi, in questo contesto culturale. E per questo da sempre la scarsificazione e gli scarsificatori sono considerati sinonimi di produzione e di produttori di ricchezza. Ne deriva che la distruzione di relazioni può essere considerata come necessaria per la produzione di ricchezza nella società scarsa. Gli scarsificatori rendono quindi “rari” beni, servizi e relazioni nel desiderabile tentativo di creare ricchezza. E spesso ci si lamenta di soffrire la fame per mancanza di cibo, proprio quando si distrugge il cibo per mantenere alto il livello dei prezzi. E così si tenta di creare ricchezza agendo soltanto sul valore derivante dalla scarsità. Il paradigma dell’unità, dell’oggettività, della repressione serve a creare ricchezza. Si propaganda la disoccupazione proprio quando difettano le competenze e e risorse umane competenti. Anche la scarsificazione di relazioni rende preziose le relazioni e le predispone alla funzione di dominio, di paura e di potere. Oggi la scarsificazione, non ostante serva al mantenimento del potere vigente, sta mostrando i suoi limiti e le sue impossibilità.

  10. Per molti motivi però per millenni la scarsificazione e gli scarsificatori sono stati il modo più usato dal potere per controllare le masse. Gli scarsificatori sono stati da sempre dei “sacerdoti” cioè dei controllori dei desideri e della loro tendenza alla soddisfazione. Per impedire la loro soddisfazione, gli scarsificatori hanno usato innanzi tutto la scarsità obbiettiva, distruggendo ricchezza con guerre od accumuli totalizzanti (es. l’idea di “municipio” raccolta dei doni, esistente nelle piccole comunità o di monarchia assoluta e divina nelle grandi comunità, il Sacro Romano Impero). Un’altra modalità è stata quella di trasformare i desideri in bisogni dosandone la soddisfazione e quindi la frustrabilità loro in una serie pressocchè  infinita di pratiche sociali, di tempi e luoghi di soddisfacimento sino alla creazione di caste, classi e stratificazioni sociali, tutte basate sulla possibilità differenziata di soddisfazione dei bisogni. La libertà dal bisogno ha assunto così per molti decenni il valore simbolico di libertà. E la trasformazione del bisogno in desiderio si può dire abbia aperto la strada all’epoca attuale, quella del desiderio. Questo sta avvenendo però con il rallentamento dei processi di scarsificazione e con l’avvento dell’ideologia dell’abbondanza.

  11. Stiamo assistendo ad una veloce e continua trasformazione dei desideri in bisogni (e anche viceversa). I bisogni sono qui concepiti come desideri a bassa speranza di soddisfazione e ad alta frustrazione e frustrabilità, mentre i desideri sono concepiti come bisogni ad alta speranza di soddisfazione ed a bassa frustrazione o frustrabilità. La scarsificazione rappresenta così una delle modalità più frequenti di controllo sociale, proprio perchè aumenta il numero di bisogni rispetto a quello dei desideri ed aumenta anche la loro frustrabilità. Le élite scarsificano i beni, le relazioni ed i servizi abbondanti per poter meglio controllare le masse. Il malessere infatti consente maggior controllo sociale del benessere perché la scarsificazione squilibra a favore del malessere l’equilibrio abbondanza/scarsità. In queste condizioni il controllo sociale è evidentemente più agevole. Una rete permette una maggiore presenza di desideri, come è tipico di ogni condizione di potere a somma diversa da zero. Il potere a somma zero scarsifica i desideri con la logica del bianco o nero, o con me o contro di me. Invece il potere a somma variabile moltiplica i desideri con la logica aggiuntiva del bianco e nero, della sfumatura, della negoziazione, dell’ambivalenza, del con me e contro di me.

  12. Oggi viviamo inoltre un passaggio graduale ed inarrestabile dalla fruizione di beni materiali a quella di beni immateriali, da cui deriva la centralità dei servizi, del settore terziario e della creazione di abbondanza e di gestione di desideri. Lo scoppio dei desideri, che fornisce la base ideologica ed economica della società del benessere, rappresenta la massima trasformazione della qualità del potere che si sia avuta nel corso della storia umana. Ciò non ostante per quanto si attenda una rapida trasformazione in senso positivo della qualità della vita, i fatti dimostrano come tale trasformazione non sia né così rapida, né così positiva come la si vorrebbe. E non ostante l’accusa che viene ovviamente fatta ai ricchi di impedire il benessere per paura che il poco maggior benessere dei molti travolga ed annulli il molto benessere dei pochi, sembra essere invece proprio la resistenza dei poveri al benessere ed il loro spesso inspiegabile attaccamento al malessere ed alla sua psicologia a dominare la scena di questo avvento, non del tutto indolore, della società abbondante futura: i poveri spesso assurdamente rifiutano il benessere. Il mobbing, questo tipo di reazione terroristica, che ha effetti relazionali distruttivi sul lavoro tra pari grado, significa in effetti una modalità del rifiuto di benessere tra “poveri” in una società “ricca”.

  13. Per comprendere questa apparente assurdità occorre ricordare la logica del conflitto. Oggi è in atto il superamento del conflitto vigente e centrale tra capitale e lavoro mentre il conflitto emergente e periferico è quello tra cittadino e stato. Il primo scarsificatore, lo stato, è oggi sotto accusa perchè, come è già successo per l’idea di organizzazione, i soggetti, titolari di un’ipotesi di benessere, della nostra epoca, non accettano più l’idea del collettivo, stato compreso, repressivo e nemico e pretendono e lottano per un collettivo ed uno stato espressivo ed amico. L’idea di gruppo e di rete hanno segretamente dentro di loro il nocciolo dell’espressività possibile, del collettivo che ascolta. Lo stato “piatto”, naturale conseguenza dell’idea di azienda “piatta”, di scarsificazione (=organizzazione) minima, di espressione che si limita ad ogni passaggio gerarchico per cui la tendenza a quella che una volta si chiamava la democrazia diretta oggi si esprime tramite un’idea di stato “minimo e piatto” che tenta la soddisfazione dei desideri dei soggetti e non la loro frustrazione.

  14. La conoscenza di alcune modalità di produzione della ricchezza, una definizione della produzione della stessa ed una previsione minimale sul futuro della ricchezza degli uomini sembrano utili per proseguire questo discorso. La ricchezza di cui parliamo qui è quella totale, quindi non solo quella economica, ma anche quella psichica. Essa è il benessere soggettivo, l’unico benessere possibile se non ci si vuole sostituire agli altri ed usare un benessere imposto violentemente ed autoritariamente. Questa ricchezza nasce dalla distribuzione, sia a livello individuale che collettivo, di un bene. Occorre ricordare allora che oggi i beni distribuibili e distribuiti sono di tre tipi: beni materiali, servizi ed informazioni. La ricchezza nasce dal produrre, distribuire ed usare (quindi rendere il più possibile disponibili) beni, servizi ed informazioni. La ricchezza aumenta con la distribuzione nel tempo e nel luogo di tutte queste risorse che permettono una migliore qualità della vita: proprio mediante la loro disponibilità che incontra un mutato atteggiamento dei soggetti nei loro confronti. Semplificando possiamo definire la sequenza temporale e logica così: cibo in partenza, denaro poi, servizi in arrivo. Il tutto condito con la decriminalizzazione del benessere e con un diverso atteggiamento nei confronti della “qualità” della vita.

  15. Oggi il denaro si sta concentrando sull’immateriale, cioé sui servizi più che sui prodotti e sposta il conflitto dal lavoro alla cittadinanza. Il conflitto tra cittadino e stato è quello più forte oggi ed ha spostato la centralità dal lavoro (la repubblica italiana fondata sul lavoro!) sulla centralità del benessere, che fa salire enormemente il valore della formazione, dato che il benessere non esiste e va inventato momento per momento. Inoltre il legame (e conseguente passaggio) tra denaro e servizio provoca un aumento della corruzione, cioè del ricatto sul benessere. Se non si ottiene denaro (cioè benessere) non si permette benessere (cioè denaro). Questo circolo vizioso porta all’assurdo per cui mentre il denaro dovrebbe declinare di importanza nelle società abbondanti, diventa fonte di sempre maggiore conflittualità. Ciò spiega il perchè nell’uso dei modelli a rete aumentano l’abbondanza, la conflittualità e la difficoltà relazionale. Pur essendo chiaro che usando questi modelli il benessere migliora, il clima peggiora paradossalmente, perchè aumenta il divario tra i desideri e la loro soddisfazione.

  16. Il clima è l'”aria che tira”, quello stato d’animo di gruppo che possiamo considerare il moltiplicatore relazionale delle motivazioni. Perchè tramite le relazioni l’energia psichica si convoglia e si trasmette su nuovi oggetti d’amore, producendo ricchezza, cioè benessere soggettivo. Una condizione di alto investimento energetico corrisponde ad un clima diverso da quello che presenta un basso investimento energetico. Almeno in termini di produzione di benessere. Infatti il clima è quello stato che utilizza la psichicità, intesa come energia psichica, come campo psichico o vitale, quindi come origine di benessere. La psichicità che deriva dal clima è l’energia con cui vengono fatti gli investimenti psichici e le distinzioni tra soggetti produttori ed oggetti consumatori di energia psichica. In definitiva la creazione di ricchezza psichica e di benessere soggettivo dipende dalla distribuzione di psichicità. Oggi il mondo relazionale dei desideri rappresenta il fattore emergente, basato sull’energia psichica e sulla prevalenza della fantasia sulla percezione, dell’estetica sull’etica, del progetto sul destino. Il clima, come sentimento di piccolo gruppo e di appartenenza ad un’entità comune, rappresenta il punto di riferimento degli investimenti psichici sugli oggetti d’amore, rappresentati dalla produzione di beni sempre più immateriali, sempre più consistenti in servizi e tendenti al benessere soggettivo degli uomini ed, almeno utopisticamente, di tutti gli uomini. Il clima che oggi si sta sviluppando é quello della soggettività, che è per sua natura fondata sulla mentalità a rete e che quindi da un lato attira, da un altro fa paura. Un clima soggettivo non sempre è gradevole anche se di solito è produttivo per il benessere che, come è oramai noto, è prevalentemente di natura soggettiva.

  17. L’emergere del soggetto è però spesso caratterizzata da una condizione di maggiore ostilità. L’inizio del viaggio misterioso dentro alla soggettività porta infatti spesso gli uomini ad essere aggressivi ed a proiettare sugli altri la propria aggressività, trasformandola in paura la quale determina un richiamo di ulteriore energia psichica e quindi provocando maggiore aggressività e via dicendo. Questo circolo vizioso delle società e delle psicologie scarse, che diventano aggressive di fronte all’idea di soggettività, oggi sta proponendo comportamenti assurdamente autodistruttivi, capaci di distruggere in partenza le possibili invenzioni di benessere soggettivo e le nuove forme di ricchezza. La resistenza al benessere, che viene inteso spesso come una forma di sciupìo della psichicità o della risorsa psichica, considerata scarsa alla pari della risorsa fisica, porta alla difesa contro il benessere ed all’aggressività contro coloro che lo impersonano, che vengono così irrazionalmente associati all’idea di sfruttamento e di distruzione di risorse.

  18. Paradossalmente la gente spesso sta bene (cioè meglio) quando si ripropone l’idea di star male (cioè peggio). La ricchezza economica ed ancor meno quella monetaria, non è più sufficiente a legittimare questo paradosso: l’assurdo non può più essere nascosto. Ciò significa che andremo incontro ad un periodo crescente di malessere. In modo che tutto avvenga come previsto: la vita è una valle di lacrime! L’idea che nuove forme di ricchezza (come del resto la storia ci mostra chiaramente) potranno trasformare il temuto salto nel buio in un miglioramento di qualità di vita non viene preso in considerazione. E se questo succede la gente ne ha una grande paura. Il benessere è essenzialmente un sentimento di aumento di soggettività. Da qui lo straordinario sviluppo del livello virtuale, dell’informatica dei modelli a rete che danno un senso di benessere, di sovranità e di potere maggiore del solito. Il fatto stesso che si parli spesso di “viaggiare” nelle reti informatiche, dimostra l’aumento della soggettività che in queste azioni viene vissuto. La rete fa star bene, cioè meglio. E si porta con sé il benessere del soggetto, le paure che questo provoca, il cambio della qualità del potere e via dicendo.

  19. Marx ed Engels hanno scritto ne La sacra famiglia che “se l’uomo è formato dalle circostanze, occorre formare umanamente le circostanze”. Però gli uomini non sono riusciti ancora riusciti a spiegare cosa si intenda per “umanamente”. Il tentativo di spiegare secondo una logica economica e scarsa le origini del comportamento umano fu concepito come un mezzo per umanizzarne la qualità. In realtà tale qualità è stata disumanizzata perchè resa solo obbiettiva. Gli uomo spesso per umanizzare hanno disumanizzato. Essendo il soggetto un progettista di benessere, si è voluto dare ai soggetti un benessere “obbiettivo”. Ciò ha portato continuamente a distruggere il benessere presente (l’unico benessere possibile) in nome del benessere futuro. Lo sforzo per togliere al benessere la sua fondamentale naturale erotica e di piacere ha condotto all’idea di un benessere metafisico, al di fuori della portata della vita umana (i vari paradisi). La felicità è stata concentrata in Dio, non in questo mondo, eccetera. E questo è servito a preservare nei secoli l’idea fondante di scarsità. L’abbondanza era banalità, senza valore. Pochi saranno gli eletti! Questa massima evangelica è stata sempre usata e rispettata per esaltare la scarsità, anche della virtù.

  20. Oggi l’idea di abbondanza, quella piena di valore (basta pensare al telefono!), capace di creare benessere, perciò non solo buona e passata (sperimentata), ma anche e soprattutto bella e futura (programmata) sta spezzando questo meccanismo di conservazione. Essa sta trasformando il dilemma fisico-metafisico in quello fisico-psichico, riaffidando al soggetto il ruolo di protagonista di cui era stato espropriato. L’espropriatore era stata l’idea di scarsità, che partiva dall’idea di classe dominante (che doveva essere scarsa) ed era sostanziata dall’idea di oggettività (cioè la soggettività dei potenti). Il soggetto oggi progetta al di là della scarsità della ragione, fondando il proprio benessere sull’abbondanza dell’emotività. Il soggetto costituisce oggi il centro della futura psichicità, che rappresenta l’energia che produce ricchezza sempre più immateriale e basata sui desideri ed il loro circolo virtuoso. L’abbondanza oggi diventa disponibile per soggetti sempre più capaci di progettarsi e realizzarsi in modo autonomo.

  21. Se lo scarsificatore non sarà più la norma, ma la relazione, l’autonomia sarà fonte di relazioni e non di solitudine. Il benessere sarà un fatto di relazioni multiple entro le quali si raggiungerà il benessere. Non da soli quindi, ma autonomamente. Non da oggetti, ma da soggetti. In condizioni in cui l’emotività faccia meno paura ed esprimersi sia meno pericoloso. La rete aumenta la soggettività: la didattica a rete va di conseguenza. Una diversa qualità del potere permette una diversa espressione dei sentimenti. Le reti agevolano le soggettività. Le reazioni sono quindi note perchè sono quelle verso le soggettività, verso tutte le infinite soggettività possibili. Il potere le combatte con ogni mezzo, dichiarato e non. La gioventù le ama appassionatamente ed in questo sta la loro forza. Ma anche l’origine del conflitto tra scarso e abbondante (sacro e profano?). Jacob Moreno, pensando alla lotta tra parola ed azione nella cultura del primo dopo guerra a Vienna si chiedeva: chi sopravviverà? E per far sopravvivere l’azione inventava lo psicodramma. Oggi noi possiamo riporci la stessa domanda a proposito della mentalità di rete e della psiche abbondante al bivio-conflitto-dilemma tra la moltiplicazione e la scarsificazione, tra la fine dell’autoritarismo e la creazione di una nuova aristocrazia? Chi sopravviverà?

  22. La conseguenza di questo ipotetico modello di rete contribuisce a costruire una funzione nuova della psicologia, anzi della psichica. La scienza che ha studiato il soggetto ed il suo malessere si sta trasformando nella scienza che studia il benessere del soggetto. Crollato il modello malestante totalizzante e monopolistico, (il voler essere tutto!) nei confronti della soggettività, si propone oggi il modello benestante ricorsivo e partecipatorio (il voler essere parte!) basato su una soggettività nuova e parziale e quindi abbastanza irriducibile con le normali ed attuali modalità terrorizzanti che impongono (nella politica, nella religione, nella scienza, nei consumi, nelle comunicazioni, ecc.) un’obbiettività esasperata che altro non è che la soggettività del potere imposta come obbiettiva a chi il potere non ce l’ha e quindi lo subisce. La qualità e non solo la quantità del potere influenza la qualità della vita ed il modello cooperativo a somma variabile si sta prendendo le sue rivincite sul potere competitivo a somma zero che per millenni ha consentito il dominio dei forti malestanti sui deboli benestanti usando un’idea di benessere oggettivo, imposto e soggettivamente inefficace.

  23. Il modello di rete, modello piatto a qualità del potere a somma variabile, presenta tre specifiche declinazioni in campo lavorativo, che potremmo chiamare tre diverse psiche o mentalità: una è la psiche dell’apprendimento, che ha lasciato da parte il modello magistrale ed ha imboccato la difficile strada del modello partecipatorio, come é chiaramente quello di rete, un’altra è la psiche del pluralismo, che ha lasciato da parte il modello del grande uomo ed ha imboccato la difficile strada del modello di gruppo, come la moderna organizzazione “climatica e fatta in casa” chiaramente mostra, ed infine un’altra è la psiche dell’abbondanza, che ha lasciato da parte il modello del bisogno e del malessere come origine prevalente dei consumi ed ha imboccato la strada dei desideri e del benessere come comportamento consumatorio, non solo semplicemente manipolato e criminalizzato, ma per lo più seguito e reso funzionale al benessere dei soggetti.

  24. Così nella futura psicologia del benessere, più adeguatamente denominabile “psichica” per analogia con la fisica, il modello di rete diventa conseguenza ed origine del benessere e dello sviluppo di nuove psiche e mentalità alla fine della nostra era che Slater ha chiamato l’era dell’autoritarismo. La rete abbondante ed autoritaria si pone come mentalità esemplare tra l’abbondanza e la pluralità, tra il benessere, il gruppo e futuro, che poi non sono altro che differenti facce dello stesso fenomeno psichico: quello dell’emergenza trasparente del soggetto dal mare fittizio delle opache obbiettività passate. Ciò permette di contrastare la tendenza vigente composta dal tentativo di obbiettivare la soggettività dei potenti, distruggendo la soggettività dei potuti, dopo aver reso soggettiva la loro già limitata obbiettività. Fare viceversa cioè salvare la soggettività dei potuti, garantendo loro un minimo di obbiettività e costringendo i potenti a ridefinire come soggettiva la loro obbiettività è uno dei compiti della psicologia del lavoro futura e della futura riappropriazione di soggettività dei deboli-potuti nei confronti dei forti-potenti.

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