La
Scarsità e l'Abbondanza - di Enzo Spaltro
ABBONDANZA E PLURALITA'
Gruppo e rete a confronto nell'emergere della
soggettività e dello sviluppo della psicologia-psichica del lavoro
futura.
di Enzo Spaltro
Università di Bologna
Corso di psicologia del lavoro
Lezione di venerdì 5 maggio 2000
- Possiamo iniziare un discorso sul futuro
della psicologia-psichica del lavoro affermando che non c'è nulla di
nuovo sotto il sole. Ovvero occorre che tutto cambi perchè nulla
cambi. Ciononostante il mondo va avanti con modalità cicliche. E le
nostre percezioni lo seguono con un certo distacco. Così il
conflitto tra sé ed altri nella storia dell'umanità prende vesti
continuamente nuove, pur rimanendo sostanzialmente lo stesso. In
effetti siamo usciti dal secolo del collettivo e' siamo entrati nel
secolo del virtuale. Ci sembra di aver conquistato lo spazio e di
potere conquistare il tempo. La pluralità caratterizza sempre di più
la soggettività e per questo la psicologia, scienza della
soggettività, stenta a comprendere e influenzare questa doppia
natura collettiva dello psichico. Il soggetto collettivo rappresenta
l'edizione aggiornata dell'idea di confitto tra sè ed altri che
Freud aveva chiamato superego e che altri hanno spiegato con modelli
dualistici spesso incapaci di rendere la vera natura del sociale.
Caratteristico a questo riguardo è il caso del comportamento di
rete, dell'apprendimento di rete, della mentalità "ricorsiva" di
rete, in cui l'io permane soggetto e gli altri si disperdono tra
livelli di coppia, gruppo, organizzazione, comunità e virtualità. Se
ne è parlato molto negli ultimi tempi, ma non si è sottolineato
sufficientemente il concetto per cui un modello di rete ha bisogno
di una psiche abbondante. Quindi di una psicologia dell'abbondanza e
del benessere, quella che ultimamente si comincia a definire come
"psichica". Il modello di rete è un modello abbondante. Ciò vuol
dire che il comportamento di rete richiede una mentalità, una
psiche, una modellistica, un dispositivo mentale specifico,
benestante ed abbondante. Quindi una pluralità psichica di base.
- Questa pluralità psichica di base,
altrimenti definibile come abbondanza è ciò che caratterizza la
trasformazione delle società basate sulla povertà e sulla scarsità
di risorse in società basate sulla loro ricchezza ed abbondanza. Una
pluralità oggi vuol dire innanzi tutto che lo sviluppo del benessere
degli uomini passa attraverso al doppio equilibrio dinamico tra
abbondanza e scarsità. Il conflitto tra sé e gli altri diventa prima
il conflitto tra individuo e gruppo e successivamente quello tra
abbondanza e scarsità. L'abbondanza è simbolicamente plurale ed i
legami simbolici esistenti tra gruppo, abbondanza e pluralità sono
plurali, tanto che possiamo immaginare il rapporto tra pluralità ed
abbondanza come un legame stretto tra fattori della cultura di
benessere, che si dovrebbero considerare perciò come il punto di
partenza di ogni mentalità di rete. D'altronde sembra essere
intuitivo che il più è più abbondante del meno e che il meno è più
scarso del più. Il gruppo è più abbondante dell'individuo e
'individuo è più scarso del gruppo. Ciò sembra ovvio, ma ovvio non è
tanto che porta ad impossibili decisioni, a contraddizioni difficili
ed a conflitti quasi costanti tra benestanti e malestanti, tra
ricchi e poveri, tra gruppo ed individuo, tra appartenenza e
solitudine, tra laicità e sacralità e via dicendo.
- Tale conflitto richiede una mentalità
dualistica e di specifica qualità. Il conflitto individuo/gruppo e
scarsità/abbondanza. Ma questa constatazione porta con sé alcune
importanti conseguenze. Possiamo così cominciare dall'ipotesi per
cui un modello conflittuale e dualistico (della doppia verità, del
doppio gioco, del doppio canale di comunicazione, ecc.), sia
preferibile nelle analisi "abbondanti" della realtà sociale, mentre
un modello più tradizionalmente unitario (dell'unica
verità-gioco-canale) sia invece preferibile nelle analisi "scarse"
della stessa realtà. L'abbondanza va quindi d'accordo con la
pluralità-gruppo, mentre la scarsità va d'accordo con la
singolarità-individuo. Abbondanza e scarsità sono peraltro da
considerare opzioni soggettive, del tutto disconnesse dalle
condizioni obbiettive esistenti. Ridurre perciò l'abbondanza,
significa perciò "scarsificare", ed oggi questo processo sta
acquisendo importanza particolare specie se diventa il motivo
dell'analisi della riduzione dell'abbondanza e diventa così un
processo che possiamo appunto definire di "scarsificazione". La
psicologia è stata sinora scarsificante, la psichica sarà
moltiplicante.
- Il contrario della scarsificazione, tipica
della società povera, si chiama "moltiplicazione" e storicamente gli
uomini si sono intensamente dedicati a meccanismi ed azioni
"moltiplicatorie" (come per es.il denaro). Ma tale funzione
moltiplicatoria è stata limitata a piccolissime frange della società
che ha tenuto sempre fuori dai processi di moltiplicazione delle
risorse la stragrande maggioranza della società. Una delle cose
essenziali che ogni potere ha preteso controllare è stata quella di
gestire in proprio i processi di moltiplicazione delle risorse. Il
battere moneta e l'assegnare la terra, il terrore per ottenere
obbedienza e il diritto di vita e di morte, la fissità sulla terra
come servitù della gleba e l'al di là della morte come vita eterna
sono tutte dimensioni moltiplicatorie che il potere non ha mai
voluto cedere. Il conflitto tra scarsificazione-rarefazione e
moltiplicazione-produzione è perciò sempre stato doppio, se si
considera la funzione della scarsità nel mantenimento del potere. Il
punto di vista dei "potenti" non ha mai conciso con quello dei
"potuti". La cultura risente di una tale origine conflittuale del
benessere e della ricchezza. Così si cerca l'abbondanza ma la si
rifiuta per paura del potere altrui. Così si combatte la scarsità,
ma la si produce per attaccamento al nostro potere-privilegio basato
sulla debolezza altrui. Perchè doppia è l'origine e doppia è in ogni
singolo punto la percezione di chi vuole comprendere ed
conseguentemente operare alla ricerca del benessere.
- Il potere nostro e la debolezza altrui
porta alla distinzione tra bisogni e desideri. I bisogni sono più
"pesanti" dei desideri i quali sono più "leggeri". Perchè i bisogni
sono più soggetti a frustrazione ed i desideri invece sono più
facilmente soddisfacibili. La dualità motivazionale si colloca
infatti qui tra l'abbondanza dei desideri e la scarsificazione degli
stessi. Tutti noi abbiamo paura dei nostri desideri. Ed allora come
possiamo incentivare la motivazione senza correre il rischio dello
scoppio dei desideri? Possiamo chiedere ai soggetti di interessarsi
alle cose e poi di controllare questi loro interessi entro "certi"
limiti? Se per esempio chiediamo ai lavoratori di pensare come
possiamo pretendere che loro non pensino quello che vogliono? Come
possiamo incentivare la motivazione al lavoro scarsificandola e
rendendola pregevole solo perchè scarsa? Come possiamo produrre
lavoro e renderlo abbondante se il suo valore dipende dalla sua
scarsità e dalla conseguente necessaria disoccupazione? Possiamo
aumentare la motivazione senza deprezzarla perchè abbondante ed
incentivata, senza distruggerla nel tentativo di renderla scarsa e
quindi pregevole solo in quanto difficile e disincentivata?
- La condizione di rete, essendo
moltiplicatoria, tende ad essere abbondante: ed allora come può
aumentare il suo valore? Se il valore è determinato dalla scarsità,
almeno nella società scarsa da cui proveniamo, come si può lanciare
l'abbondanza mediante la scarsità? Questo paradosso tende a bloccare
lo sviluppo psichico ed economico delle società in trasformazione ed
a rigettarle nelle bracca delle classi potenti e scarsificanti i
beni altrui per poter aumentare quelli propri. Eppure
paradossalmente la rete propone un valore basato sull'abbondanza e
non sulla scarsità. E così facendo stravolge sia la costante
abitudine del potere vigente e scarsificante, sia dimostra l'utilità
del pensiero duale che proclama la scarsità e pratica l'abbondanza
come valori. E' allora davvero necessaria la scarsificazione per la
produzione della ricchezza? E' evidente come la mentalità di rete
dia delle risposte precise a queste domande e come il significato
ricorsivo, antiautoritario e plurale della rete ne fa un concetto
rivoluzionario, amatissimo e temutissimo dal potere che formalmente
non può più vietarla, ma che di fatto la ostacola continuamente.
- La funzione della scarsità è stata
fondamentale negli ultimi millenni. Gli scarsificatori tradizionali
(politici, sacerdoti, scienziati, ecc.) ci hanno continuamente
proposto nuove forme di scarsità. Siamo da millenni abituati
all'idea di risorsa scarsa, tanto da affermare che il valore di una
qualsiasi merce è inversamente proporzionale alla sua quantità.
L'economia é stata per questo definita spesso come la scienza che
studia i beni scarsi, ovvero la scienza del valore. Ed é anche stato
detto che il valore di un oggetto dipende dalla relazione che questo
oggetto ha con una persona. Il valore della persona viene spesso
infatti attribuito alle cose. Possiamo chiamare questo fenomeno
"effetto reliquia", essendo la reliquia un oggetto che riceve valore
sacro dalle relazioni con persone rilevanti cui vengono attribuiti
gli oggetti. La reliquia infatti, avendo una relazione con un santo,
esprime la santità ed ha un valore simbolico elevato: il valore di
una relazione di una persona con un oggetto determina il valore di
questo oggetto: questo é il parere dell'economista Slomo Maital,
dell'Università di Tel Aviv. L'effetto reliquia vale per tutti i
beni scarsi, perchè basato sulla scarsità del personaggio guida,
dalla cui relazione col bene, dipende il valore del bene stesso, che
è socialmente pregevole perchè poco disponibile. Vale anche per la
rete l'effetto reliquia?
- Tre tabù hanno contraddistinto la
mentalità feudale scarsa e malestante. Per millenni, quella che
Slater ha definito l'era dell'autoritarismo, la cultura della
scarsità ha protetto tre pilastri della società feudale, derivante
direttamente da Dio e dal potere metafisico, opaco e non
negoziabile. Tale tipo di potere deriverebbe dalla sacralizzazione
di persone e condizioni connesse con la solitudine. Il sacro sarebbe
la conseguenza della paura della solitudine e l'autoritarismo la
conseguenza del sacro. Se non si trova appartenenza nel mondo
sensibile ed empirico la si cerca al di fuori da cui il sacro
definibile come appartenenza compensatoria. I tre pilastri
dell'assolutismo sono poi stati individuati nei fattori seguenti: la
proprietà ereditaria, la guerra e la religione. Questi tre pilastri,
fattori di base o funzioni corrispondettero per millenni ai ruoli
che nella famiglia feudale avevano i suoi componenti. Questa
famiglia é stata così composta dal padre per il "fuori" e per
l'obbiettività la materialità e il potere, la madre per il "dentro"
e per la soggettività l'immaterialità e la manutezione. I figli
maschi erano rigidamente programmati: il primo per la proprietà
ereditaria, il secondo per la guerra e il terzo per la mediazione
metafisica e religiosa. I figli dopo il quarto e le donne non
avevano né spazio, né funzione, né ruolo. Così questo meccanismo
basato sui tre pilastri dell'eredità, della guerra e della religione
servì come modalità ottimale di sopravvivenza per gli uomini della
società povera, autoritaria e metafisica, durata diversi sécoli in
quasi tutte le parti del mondo ed ora in rapido dissolvimento. La
scarsità è stata così controllata mediante norme rigide e
cerimoniali immutabili. Ma questo controllo non riesce più a
funzionare in clima di abbondanza. Perchè l'abbondanza ed il
benessere stanno velocemente sconvolgendo questo tipo di
organizzazione sociale.
- E' evidente che se il valore deriva dalla
scarsità, la produzione di valore quasi sempre coincide con la
produzione di scarsità. La scarsità di relazioni determina così
l'effetto reliquia. Ma comunque la ricchezza si riferisce a beni
scarsi, in questo contesto culturale. E per questo da sempre la
scarsificazione e gli scarsificatori sono considerati sinonimi di
produzione e di produttori di ricchezza. Ne deriva che la
distruzione di relazioni può essere considerata come necessaria per
la produzione di ricchezza nella società scarsa. Gli scarsificatori
rendono quindi "rari" beni, servizi e relazioni nel desiderabile
tentativo di creare ricchezza. E spesso ci si lamenta di soffrire la
fame per mancanza di cibo, proprio quando si distrugge il cibo per
mantenere alto il livello dei prezzi. E così si tenta di creare
ricchezza agendo soltanto sul valore derivante dalla scarsità. Il
paradigma dell'unità, dell'oggettività, della repressione serve a
creare ricchezza. Si propaganda la disoccupazione proprio quando
difettano le competenze e e risorse umane competenti. Anche la
scarsificazione di relazioni rende preziose le relazioni e le
predispone alla funzione di dominio, di paura e di potere. Oggi la
scarsificazione, non ostante serva al mantenimento del potere
vigente, sta mostrando i suoi limiti e le sue impossibilità.
- Per molti motivi però per millenni la
scarsificazione e gli scarsificatori sono stati il modo più usato
dal potere per controllare le masse. Gli scarsificatori sono stati
da sempre dei "sacerdoti" cioè dei controllori dei desideri e della
loro tendenza alla soddisfazione. Per impedire la loro
soddisfazione, gli scarsificatori hanno usato innanzi tutto la
scarsità obbiettiva, distruggendo ricchezza con guerre od accumuli
totalizzanti (es. l'idea di "municipio" raccolta dei doni, esistente
nelle piccole comunità o di monarchia assoluta e divina nelle grandi
comunità, il Sacro Romano Impero). Un'altra modalità è stata quella
di trasformare i desideri in bisogni dosandone la soddisfazione e
quindi la frustrabilità loro in una serie pressocchè infinita di
pratiche sociali, di tempi e luoghi di soddisfacimento sino alla
creazione di caste, classi e stratificazioni sociali, tutte basate
sulla possibilità differenziata di soddisfazione dei bisogni. La
libertà dal bisogno ha assunto così per molti decenni il valore
simbolico di libertà. E la trasformazione del bisogno in desiderio
si può dire abbia aperto la strada all'epoca attuale, quella del
desiderio. Questo sta avvenendo però con il rallentamento dei
processi di scarsificazione e con l'avvento dell'ideologia
dell'abbondanza.
- Stiamo assistendo ad una veloce e continua
trasformazione dei desideri in bisogni (e anche viceversa). I
bisogni sono qui concepiti come desideri a bassa speranza di
soddisfazione e ad alta frustrazione e frustrabilità, mentre i
desideri sono concepiti come bisogni ad alta speranza di
soddisfazione ed a bassa frustrazione o frustrabilità. La
scarsificazione rappresenta così una delle modalità più frequenti di
controllo sociale, proprio perchè aumenta il numero di bisogni
rispetto a quello dei desideri ed aumenta anche la loro
frustrabilità. Le élite scarsificano i beni, le relazioni ed i
servizi abbondanti per poter meglio controllare le masse. Il
malessere infatti consente maggior controllo sociale del benessere
perché la scarsificazione squilibra a favore del malessere
l'equilibrio abbondanza/scarsità. In queste condizioni il controllo
sociale è evidentemente più agevole. Una rete permette una maggiore
presenza di desideri, come è tipico di ogni condizione di potere a
somma diversa da zero. Il potere a somma zero scarsifica i desideri
con la logica del bianco o nero, o con me o contro di me. Invece il
potere a somma variabile moltiplica i desideri con la logica
aggiuntiva del bianco e nero, della sfumatura, della negoziazione,
dell'ambivalenza, del con me e contro di me.
- Oggi viviamo inoltre un passaggio graduale
ed inarrestabile dalla fruizione di beni materiali a quella di beni
immateriali, da cui deriva la centralità dei servizi, del settore
terziario e della creazione di abbondanza e di gestione di desideri.
Lo scoppio dei desideri, che fornisce la base ideologica ed
economica della società del benessere, rappresenta la massima
trasformazione della qualità del potere che si sia avuta nel corso
della storia umana. Ciò non ostante per quanto si attenda una rapida
trasformazione in senso positivo della qualità della vita, i fatti
dimostrano come tale trasformazione non sia né così rapida, né così
positiva come la si vorrebbe. E non ostante l'accusa che viene
ovviamente fatta ai ricchi di impedire il benessere per paura che il
poco maggior benessere dei molti travolga ed annulli il molto
benessere dei pochi, sembra essere invece proprio la resistenza dei
poveri al benessere ed il loro spesso inspiegabile attaccamento al
malessere ed alla sua psicologia a dominare la scena di questo
avvento, non del tutto indolore, della società abbondante futura: i
poveri spesso assurdamente rifiutano il benessere. Il mobbing,
questo tipo di reazione terroristica, che ha effetti relazionali
distruttivi sul lavoro tra pari grado, significa in effetti una
modalità del rifiuto di benessere tra "poveri" in una società
"ricca".
- Per comprendere questa apparente assurdità
occorre ricordare la logica del conflitto. Oggi è in atto il
superamento del conflitto vigente e centrale tra capitale e lavoro
mentre il conflitto emergente e periferico è quello tra cittadino e
stato. Il primo scarsificatore, lo stato, è oggi sotto accusa
perchè, come è già successo per l'idea di organizzazione, i
soggetti, titolari di un'ipotesi di benessere, della nostra epoca,
non accettano più l'idea del collettivo, stato compreso, repressivo
e nemico e pretendono e lottano per un collettivo ed uno stato
espressivo ed amico. L'idea di gruppo e di rete hanno segretamente
dentro di loro il nocciolo dell'espressività possibile, del
collettivo che ascolta. Lo stato "piatto", naturale conseguenza
dell'idea di azienda "piatta", di scarsificazione (=organizzazione)
minima, di espressione che si limita ad ogni passaggio gerarchico
per cui la tendenza a quella che una volta si chiamava la democrazia
diretta oggi si esprime tramite un'idea di stato "minimo e piatto"
che tenta la soddisfazione dei desideri dei soggetti e non la loro
frustrazione.
- La conoscenza di alcune modalità di
produzione della ricchezza, una definizione della produzione della
stessa ed una previsione minimale sul futuro della ricchezza degli
uomini sembrano utili per proseguire questo discorso. La ricchezza
di cui parliamo qui è quella totale, quindi non solo quella
economica, ma anche quella psichica. Essa è il benessere soggettivo,
l'unico benessere possibile se non ci si vuole sostituire agli altri
ed usare un benessere imposto violentemente ed autoritariamente.
Questa ricchezza nasce dalla distribuzione, sia a livello
individuale che collettivo, di un bene. Occorre ricordare allora che
oggi i beni distribuibili e distribuiti sono di tre tipi: beni
materiali, servizi ed informazioni. La ricchezza nasce dal produrre,
distribuire ed usare (quindi rendere il più possibile disponibili)
beni, servizi ed informazioni. La ricchezza aumenta con la
distribuzione nel tempo e nel luogo di tutte queste risorse che
permettono una migliore qualità della vita: proprio mediante la loro
disponibilità che incontra un mutato atteggiamento dei soggetti nei
loro confronti. Semplificando possiamo definire la sequenza
temporale e logica così: cibo in partenza, denaro poi, servizi in
arrivo. Il tutto condito con la decriminalizzazione del benessere e
con un diverso atteggiamento nei confronti della "qualità" della
vita.
- Oggi il denaro si sta concentrando
sull'immateriale, cioé sui servizi più che sui prodotti e sposta il
conflitto dal lavoro alla cittadinanza. Il conflitto tra cittadino e
stato è quello più forte oggi ed ha spostato la centralità dal
lavoro (la repubblica italiana fondata sul lavoro!) sulla centralità
del benessere, che fa salire enormemente il valore della formazione,
dato che il benessere non esiste e va inventato momento per momento.
Inoltre il legame (e conseguente passaggio) tra denaro e servizio
provoca un aumento della corruzione, cioè del ricatto sul benessere.
Se non si ottiene denaro (cioè benessere) non si permette benessere
(cioè denaro). Questo circolo vizioso porta all'assurdo per cui
mentre il denaro dovrebbe declinare di importanza nelle società
abbondanti, diventa fonte di sempre maggiore conflittualità. Ciò
spiega il perchè nell'uso dei modelli a rete aumentano l'abbondanza,
la conflittualità e la difficoltà relazionale. Pur essendo chiaro
che usando questi modelli il benessere migliora, il clima peggiora
paradossalmente, perchè aumenta il divario tra i desideri e la loro
soddisfazione.
- Il clima è l'"aria che tira", quello stato
d'animo di gruppo che possiamo considerare il moltiplicatore
relazionale delle motivazioni. Perchè tramite le relazioni l'energia
psichica si convoglia e si trasmette su nuovi oggetti d'amore,
producendo ricchezza, cioè benessere soggettivo. Una condizione di
alto investimento energetico corrisponde ad un clima diverso da
quello che presenta un basso investimento energetico. Almeno in
termini di produzione di benessere. Infatti il clima è quello stato
che utilizza la psichicità, intesa come energia psichica, come campo
psichico o vitale, quindi come origine di benessere. La psichicità
che deriva dal clima è l'energia con cui vengono fatti gli
investimenti psichici e le distinzioni tra soggetti produttori ed
oggetti consumatori di energia psichica. In definitiva la creazione
di ricchezza psichica e di benessere soggettivo dipende dalla
distribuzione di psichicità. Oggi il mondo relazionale dei desideri
rappresenta il fattore emergente, basato sull'energia psichica e
sulla prevalenza della fantasia sulla percezione, dell'estetica
sull'etica, del progetto sul destino. Il clima, come sentimento di
piccolo gruppo e di appartenenza ad un'entità comune, rappresenta il
punto di riferimento degli investimenti psichici sugli oggetti
d'amore, rappresentati dalla produzione di beni sempre più
immateriali, sempre più consistenti in servizi e tendenti al
benessere soggettivo degli uomini ed, almeno utopisticamente, di
tutti gli uomini. Il clima che oggi si sta sviluppando é quello
della soggettività, che è per sua natura fondata sulla mentalità a
rete e che quindi da un lato attira, da un altro fa paura. Un clima
soggettivo non sempre è gradevole anche se di solito è produttivo
per il benessere che, come è oramai noto, è prevalentemente di
natura soggettiva.
- L'emergere del soggetto è però spesso
caratterizzata da una condizione di maggiore ostilità. L'inizio del
viaggio misterioso dentro alla soggettività porta infatti spesso gli
uomini ad essere aggressivi ed a proiettare sugli altri la propria
aggressività, trasformandola in paura la quale determina un richiamo
di ulteriore energia psichica e quindi provocando maggiore
aggressività e via dicendo. Questo circolo vizioso delle società e
delle psicologie scarse, che diventano aggressive di fronte all'idea
di soggettività, oggi sta proponendo comportamenti assurdamente
autodistruttivi, capaci di distruggere in partenza le possibili
invenzioni di benessere soggettivo e le nuove forme di ricchezza. La
resistenza al benessere, che viene inteso spesso come una forma di
sciupìo della psichicità o della risorsa psichica, considerata
scarsa alla pari della risorsa fisica, porta alla difesa contro il
benessere ed all'aggressività contro coloro che lo impersonano, che
vengono così irrazionalmente associati all'idea di sfruttamento e di
distruzione di risorse.
- Paradossalmente la gente spesso sta bene
(cioè meglio) quando si ripropone l'idea di star male (cioè peggio).
La ricchezza economica ed ancor meno quella monetaria, non è più
sufficiente a legittimare questo paradosso: l'assurdo non può più
essere nascosto. Ciò significa che andremo incontro ad un periodo
crescente di malessere. In modo che tutto avvenga come previsto: la
vita è una valle di lacrime! L'idea che nuove forme di ricchezza
(come del resto la storia ci mostra chiaramente) potranno
trasformare il temuto salto nel buio in un miglioramento di qualità
di vita non viene preso in considerazione. E se questo succede la
gente ne ha una grande paura. Il benessere è essenzialmente un
sentimento di aumento di soggettività. Da qui lo straordinario
sviluppo del livello virtuale, dell'informatica dei modelli a rete
che danno un senso di benessere, di sovranità e di potere maggiore
del solito. Il fatto stesso che si parli spesso di "viaggiare" nelle
reti informatiche, dimostra l'aumento della soggettività che in
queste azioni viene vissuto. La rete fa star bene, cioè meglio. E si
porta con sé il benessere del soggetto, le paure che questo provoca,
il cambio della qualità del potere e via dicendo.
- Marx ed Engels hanno scritto ne La sacra
famiglia che "se l'uomo è formato dalle circostanze, occorre formare
umanamente le circostanze". Però gli uomini non sono riusciti ancora
riusciti a spiegare cosa si intenda per "umanamente". Il tentativo
di spiegare secondo una logica economica e scarsa le origini del
comportamento umano fu concepito come un mezzo per umanizzarne la
qualità. In realtà tale qualità è stata disumanizzata perchè resa
solo obbiettiva. Gli uomo spesso per umanizzare hanno disumanizzato.
Essendo il soggetto un progettista di benessere, si è voluto dare ai
soggetti un benessere "obbiettivo". Ciò ha portato continuamente a
distruggere il benessere presente (l'unico benessere possibile) in
nome del benessere futuro. Lo sforzo per togliere al benessere la
sua fondamentale naturale erotica e di piacere ha condotto all'idea
di un benessere metafisico, al di fuori della portata della vita
umana (i vari paradisi). La felicità è stata concentrata in Dio, non
in questo mondo, eccetera. E questo è servito a preservare nei
secoli l'idea fondante di scarsità. L'abbondanza era banalità, senza
valore. Pochi saranno gli eletti! Questa massima evangelica è stata
sempre usata e rispettata per esaltare la scarsità, anche della
virtù.
- Oggi l'idea di abbondanza, quella piena di
valore (basta pensare al telefono!), capace di creare benessere,
perciò non solo buona e passata (sperimentata), ma anche e
soprattutto bella e futura (programmata) sta spezzando questo
meccanismo di conservazione. Essa sta trasformando il dilemma
fisico-metafisico in quello fisico-psichico, riaffidando al soggetto
il ruolo di protagonista di cui era stato espropriato.
L'espropriatore era stata l'idea di scarsità, che partiva dall'idea
di classe dominante (che doveva essere scarsa) ed era sostanziata
dall'idea di oggettività (cioè la soggettività dei potenti). Il
soggetto oggi progetta al di là della scarsità della ragione,
fondando il proprio benessere sull'abbondanza dell'emotività. Il
soggetto costituisce oggi il centro della futura psichicità, che
rappresenta l'energia che produce ricchezza sempre più immateriale e
basata sui desideri ed il loro circolo virtuoso. L'abbondanza oggi
diventa disponibile per soggetti sempre più capaci di progettarsi e
realizzarsi in modo autonomo.
- Se lo scarsificatore non sarà più la
norma, ma la relazione, l'autonomia sarà fonte di relazioni e non di
solitudine. Il benessere sarà un fatto di relazioni multiple entro
le quali si raggiungerà il benessere. Non da soli quindi, ma
autonomamente. Non da oggetti, ma da soggetti. In condizioni in cui
l'emotività faccia meno paura ed esprimersi sia meno pericoloso. La
rete aumenta la soggettività: la didattica a rete va di conseguenza.
Una diversa qualità del potere permette una diversa espressione dei
sentimenti. Le reti agevolano le soggettività. Le reazioni sono
quindi note perchè sono quelle verso le soggettività, verso tutte le
infinite soggettività possibili. Il potere le combatte con ogni
mezzo, dichiarato e non. La gioventù le ama appassionatamente ed in
questo sta la loro forza. Ma anche l'origine del conflitto tra
scarso e abbondante (sacro e profano?). Jacob Moreno, pensando alla
lotta tra parola ed azione nella cultura del primo dopo guerra a
Vienna si chiedeva: chi sopravviverà? E per far sopravvivere
l'azione inventava lo psicodramma. Oggi noi possiamo riporci la
stessa domanda a proposito della mentalità di rete e della psiche
abbondante al bivio-conflitto-dilemma tra la moltiplicazione e la
scarsificazione, tra la fine dell'autoritarismo e la creazione di
una nuova aristocrazia? Chi sopravviverà?
- La conseguenza di questo ipotetico modello
di rete contribuisce a costruire una funzione nuova della
psicologia, anzi della psichica. La scienza che ha studiato il
soggetto ed il suo malessere si sta trasformando nella scienza che
studia il benessere del soggetto. Crollato il modello malestante
totalizzante e monopolistico, (il voler essere tutto!) nei confronti
della soggettività, si propone oggi il modello benestante ricorsivo
e partecipatorio (il voler essere parte!) basato su una soggettività
nuova e parziale e quindi abbastanza irriducibile con le normali ed
attuali modalità terrorizzanti che impongono (nella politica, nella
religione, nella scienza, nei consumi, nelle comunicazioni, ecc.)
un'obbiettività esasperata che altro non è che la soggettività del
potere imposta come obbiettiva a chi il potere non ce l'ha e quindi
lo subisce. La qualità e non solo la quantità del potere influenza
la qualità della vita ed il modello cooperativo a somma variabile si
sta prendendo le sue rivincite sul potere competitivo a somma zero
che per millenni ha consentito il dominio dei forti malestanti sui
deboli benestanti usando un'idea di benessere oggettivo, imposto e
soggettivamente inefficace.
- Il modello di rete, modello piatto a
qualità del potere a somma variabile, presenta tre specifiche
declinazioni in campo lavorativo, che potremmo chiamare tre diverse
psiche o mentalità: una è la psiche dell'apprendimento, che ha
lasciato da parte il modello magistrale ed ha imboccato la difficile
strada del modello partecipatorio, come é chiaramente quello di
rete, un'altra è la psiche del pluralismo, che ha lasciato da parte
il modello del grande uomo ed ha imboccato la difficile strada del
modello di gruppo, come la moderna organizzazione "climatica e fatta
in casa" chiaramente mostra, ed infine un'altra è la psiche
dell'abbondanza, che ha lasciato da parte il modello del bisogno e
del malessere come origine prevalente dei consumi ed ha imboccato la
strada dei desideri e del benessere come comportamento consumatorio,
non solo semplicemente manipolato e criminalizzato, ma per lo più
seguito e reso funzionale al benessere dei soggetti.
- Così nella futura psicologia del
benessere, più adeguatamente denominabile "psichica" per analogia
con la fisica, il modello di rete diventa conseguenza ed origine del
benessere e dello sviluppo di nuove psiche e mentalità alla fine
della nostra era che Slater ha chiamato l'era dell'autoritarismo. La
rete abbondante ed autoritaria si pone come mentalità esemplare tra
l'abbondanza e la pluralità, tra il benessere, il gruppo e futuro,
che poi non sono altro che differenti facce dello stesso fenomeno
psichico: quello dell'emergenza trasparente del soggetto dal mare
fittizio delle opache obbiettività passate. Ciò permette di
contrastare la tendenza vigente composta dal tentativo di
obbiettivare la soggettività dei potenti, distruggendo la
soggettività dei potuti, dopo aver reso soggettiva la loro già
limitata obbiettività. Fare viceversa cioè salvare la soggettività
dei potuti, garantendo loro un minimo di obbiettività e costringendo
i potenti a ridefinire come soggettiva la loro obbiettività è uno
dei compiti della psicologia del lavoro futura e della futura
riappropriazione di soggettività dei deboli-potuti nei confronti dei
forti-potenti.
Bibliografia consigliata per studiare i piccoli
gruppi, la pluralità e l'abbondanza
- AA.VV. Le groupe, la rupture,
Change, Seuil, Paris, 1970
- Ambrosini M. Il profumo delle
parole, Esculapio, Bologna, 1995
- Ambrosini M. Il clima metaforico
sensoriale misurato in due organizzazioni volatili, Psicologia e
lavoro, 1995, 111
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Piero Scanziani - "Entronauti" Ed.
Elvetica
Vogliamo l'abbondanza, ne abbiamo
diritto. l'Universo è sovrabbondante d'ogni bene per ciascuno dei suoi
abitatori. Per essere colmati basta spalancarsi e non restringersi. V'è
una tecnica, come in tutte le scienze sperimentali. Vi sono le regole e
per ognuna si dovrebbe scrivere un trattato.
Prima regola. Liberarsi dalle paure,
sorvegliare i pensieri, i sentimenti, particolarmente quelli
sotterranei, che appena si intravvedono, vecchi timori retaggio
dell'infanzia, dell'educazione, degli avi. Snida il pensiero che
t'opprime.
Seconda regola. Riempiti di certezza,
certezza d'ogni bene. Se l'antica deformazione interiore ancora t'induce
al dubbio, costruisciti delle immagini di abbondanza: porte si
spalancano davanti a te, strade infiorate, forzieri aperti colmi di oro.
Inventa frasi, strofe, ritmi: ripetili in continuazione, ripetili tante
volte, quante volte hai ingoiato i pensieri ansiosi. Ripetili fino a
diffondere certezza.
Terza regola. Prima ancora che
l'abbondanza ti colmi, già ringrazia. Ringrazia l'angelo, il santo, la
vergine, la fortuna, l'universo, la presenza, non importa il nome.
Importa ringraziare come se avessi già ricevuto, quando ancora non v'è
minimo segno dell'arrivo. E' indispensabile: dà le ali all'abbondanza.
Non solo ringrazia, ma comportati come se avessi già avuto: se stai per
ricevere denaro, spendi perché l'hai già riscosso; se stai per ricevere
salute, lascia il letto perché già sei guarito; se stai per ricevere
amore, canta perché già sei amato.
Quarta regola. Benedici. Non è facile,
aridi come siamo, ma è salutare. trova nel tuo cuore una benedizione e
spandila. Benedici chi ti ama e chi no, benedici chi incontri e chi sta
lontano, benedici quando ricevi e quando dai, benedici il passato e
l'avvenire. Benedici perché la vita non presenta ostacoli, né
inimicizie, né rivalità: la vita offre a ciascuno il suo cimento. Tu
l'hai già vinto, compagno come sei della certezza e dell'abbondanza.
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