Stiamo rovinando il lavoro

Confessioni di un recruiter

“Stiamo rovinando il lavoro”

Offerte di impiego degradanti, imprese in salute che operano come realtà in crisi e il processo di selezione ridotto a una caccia ai nomi da spuntare fino a trovare quello che accetterà anche le condizioni più degradanti. Osvaldo Danzi, executive recruiter per Carriere Italia e fondatore del gruppo, caso di successo, “Fior di Risorse” su LinkedIn, racconta quel che avviene dietro le quinte delle ricerche di personale al tempo della crisi

di FEDERICO PACE – su http://miojob.repubblica.it

Offerte di lavoro sempre più svilite con opportunità pari a zero, grandi imprese in salute che si comportano come realtà in crisi e il processo di selezione delle figure da assumere ridotto a una specie di contabilità di nomi da spuntare rapidamente fino a trovare quello che accetterà anche le condizioni più degradanti. “Oggi stiamo facendo tendenza nell’accettare delle offerte che fino a quattro anni fa erano inaccettabili, oggi le prendiamo perché siamo presi alla gola. Il problema è questo”. Così Osvaldo Danzi, cacciatore di teste per Carriere Italia e fondatore del gruppo, caso di successo,“Fior di Risorse” su LinkedIn, racconta, da dentro, quel che avviene alle ricerche del personale al tempo della crisi.

Per essere competitivi al momento di una selezione cosa bisogna fare?

Devo dire delle cose che non mi piacciono. Cose che mi chiedono le aziende. La prima cosa è rivedere la propria retribuzione al ribasso. Anche chi costa tanto, deve costare di meno, anche chi ricopre ruoli cruciali, deve essere disponibile a contratti a tempo determinato. Le aziende stanno chiedendo alle persone di riposizionarsi e questa è la cosa più brutta del mondo. Anche le aziende che non sono realmente in crisi stanno andando su una percezione generale. E’ lo stesso discorso delle fatturazioni, anche le aziende che stanno bene, si stanno comportando come quelle che stanno malissimo e pagano le fatture con estremo ritardo.

Quali sono le conseguenze?

Questo crea una catena per cui io piccolissimo terzista di un’azienda grande che devo anticipare i soldi per i tessuti e per gli stipendi, se la grande azienda non mi paga in tempo reale, io vado “a carte e quarantotto”, la grande azienda non ha alcun bisogno, ma lo fa perché si è creato un sistema generalizzato che anche i grandi che non hanno problemi si comportano come quelli che hanno problemi, così si massacra una catena economica.

La stessa cosa quindi si sta facendo con i candidati…

Esatto. Anche quelli che non hanno la necessità e potrebbero assumere con un buon range di opportunità tendono a ridurre lo stipendio precedente, tendono a farti fare la partita Iva.

Ha un esempio che le è accaduto di recente?

Due settimane fa, un cliente mi ha chiesto un direttore commerciale, ovvero l’anello strategico della tua vendita, una figura che si sarebbe seduta alla scrivania dopo una selezione complessa durata due mesi. Il cliente mi ha chiesto di proporre al candidata un’offerta con la partita Iva!

E cosa ha detto il candidato?

Sta cercando da un’altra parte. Se accetta è solo perché ha un disperato bisogno. Ma quale tipo di relazione stabilisce un’azienda in questo modo con quella figura? La prima volta che può tradirti, di sicuro ti tradirà.

Cosa si dovrebbe fare invece?

Gli uffici delle risorse non fanno più cultura del lavoro. Noi siamo diventati della fabbriche di collocamento. Le aziende non ci chiedono più una bella consulenza dove per un profilo potevamo andare a dire che quel profilo non era quello giusto. Adesso chiedono solo nomi, nomi, nomi. Sanno che il primo non accetta, il secondo dubita, il terzo prende. Le aziende devono cominciare a fare girare offerte di lavoro etiche, concrete opportunità, e non delle prese in giro che per ovvi motivi molti sono costretti a accettare. Dobbiamo tornare a costruire dei canali dove filtrano solo offerte etiche. Noi dobbiamo cominciare a fare di nuovo un po’ di cultura del lavoro, proprio dove non ce n’è più.

Con la crisi aumenta il numero di persone che si chiedono se sia necessario tornare a formarsi e a aggiornarsi.

Oltre a un aggiornamento continuo è necessario che le aziende e le persone investano nella propria formazione cercando di scindere i canali di formazione classici ormai vecchi, triti e ritriti, da quelli che oggi anche fuori dagli schemi riescono a proporre relatori diversi, cose e persone più vicine alle aziende che non dei grandi teorici.

Più in particolare a cosa fa riferimento?

Il problema di fondo è l’invasione delle business school sempre più orientate alla commercializzazione estrema. Le persone devono cercare incontri dove hanno la possibilità di condividere esperienze molto apertamente. Il web e i social network oggi ci insegnano che la condivisione è molto importante. E’ importante comunicare con le persone, saper condividere, si deve essere curiosi nel cercare di capire chi sta lavorando bene e cercare di prendere informazioni da quelle fonti. E oggi sono fonti estremamente a portata di mano. Non c’è bisogno di spendere decine di migliaia di euro. Bisogna avere la capacità di fare cambiamenti, inversioni di marcia e rischiare un po’.

Lascia un commento